“Un bucato senza camicia maschile è un bucato triste” diceva Ian Fleming e non possiamo che essere d’accordo. Dalle camicie di Dolce & Gabbana in denim, alle camicie di Balmain invece più classiche, passando per quelle senza colletto di Jil Sander, la nostra selezione di camicie da uomo è fatta per tutti gli uomini (che non devono chiedere mai!).
A seconda del colletto, la camicia da uomo racconta una storia, ma soprattutto descrive l’uomo che la indossa: formale ed elegante, rilassato, casual o workaholic. Diversi modelli per diverse esigenze.
La button down, caposaldo delle collezioni di camicie di Alexander McQueen ad esempio, è quella più casual e meno formale, indossabile sia al lavoro che nel tempo libero e rigorosamente senza cravatta. La kent-collar, o dal collo all’italiana, è la classica per eccellenza come ad esempio la camicia di Ralph Lauren, che, con le sue punte dritte e strette è indossabile in ogni occasione ed è la preferita di tutti i businessman, Patrick Bateman compreso. Il colletto è con le alette triangolari e mostra il primo bottone della camicia: è il modello più diffuso ed è adatto sia per un look elegante che più casual.
La cutaway-collar, o dal collo alla francese, è una delle più versatili, con punte aperte e molto ridotte come possiamo vedere nei modelli di camicie di Hugo Boss; ha le alette più aperte e il primo bottone è molto più visibile. Il colletto con i bottoni è più sportivo rispetto ai primi due, adatto per una serata con gli amici o una giornata lavorativa ma non per eventi ufficiali.
La Oxford, ovvero la classica da sotto giacca, è il pezzo da 90 nelle collezioni di camicie di Giorgio Armani.
Possono essere sia sfiancate ed elasticizzate come quelle di Dondup, super adatte ad un pubblico decisamente più giovanile o regular dal taglio dritto come le camicie di Tommy Hilfiger.
Quella invece con il collo alla coreana infine, di stampo appunto asiatico, è senza colletto, ed essendo molto più fresca, risulta non solo casual, ma anche più adatta alle stagioni calde ed è possibile acquistarla tra le proposte di camicie di Low Brand.
Anche i polsini delle camicie da uomo ricoprono un ruolo fondamentale, tanto da caratterizzare l’intero stile della stessa. La regola dice che dovrebbero essere aderenti al polso, ma mai stretti. Anche per questi, si prevede una vasta scelta tra cui: il polsino smussato è il più comune e casual ed abbinabile ad un colletto classico, il polsino rotondo invece, è più formale e ricercato, mentre il polsino dritto è sportivo e poco impegnativo. Infine, il polsino alla francese può essere sia senza bottoni, che presentare un’abbottonatura specifica per i gemelli.
Ma partiamo dagli esordi. Questo capo ha origini antichissime, la cui prima attestazione risale agli antichi Egizi che, utilizzavano la camicia di lino, sia per proteggersi dal caldo torrido, che come indumento intimo. Nel III secolo circa, ecco invece che le camicie apparvero nell’antica Roma come pezzo intimo da porre sotto agli abiti. Con l’arrivo dei Crociati arriva anche la cosiddetta camis, indumento utilizzato dal popolo Persiano. La parte davanti presentava una scollatura ampia e tondeggiante, che permetteva di mostrare la muscolatura, mentre le maniche erano totalmente removibili: era infatti possibile staccarle e cambiarle a seconda delle occasioni. In casa si indossavano maniche modeste e semplici, mentre per gli eventi ufficiali, quelle più elaborate. La leggenda narra che è proprio in questo periodo che nasce il detto: “è tutto un altro paio di maniche”!. Queste inoltre, durante il Medioevo diventano anche un importante pegno d’amore: venivano scambiate dai fidanzati come se fossero una sorta di anello. Al periodo post rinascimentale invece, dobbiamo la nascita della disposizione dei bottoni: a sinistra per le donne e a destra per gli uomini. Questo accadeva in quanto le donne necessitavano di aiutanti nella vestizione, e questi, solitamente destrorsi, ritenevano più semplice allacciare le camicie dal lato sinistro; gli uomini invece, abituati a vestirsi da soli, non avevano bisogno di una posizione particolare dei bottoni, che comunque viene mantenuta a destra.
A cavallo tra il XVII e il XVIII secolo vediamo la nascita di quello che viene chiamato sham o “mezza camicia”, strumento decorativo adibito a coprire solo la parte superiore del torace e indossata sopra a una camicia ritenuta più semplice. Nel XVIII secolo la camicia finalmente si estende oltre al torace e diviene più lunga, per supplire anche alla funzione di biancheria intima. È solo con l’avvento del 1700 che, così come avvenne per le scarpe, anche per le camicie da uomo viene fatta una distinzione tra l’elite e la plebe: nel primo caso infatti, queste venivano impreziosite con dettagli e fibre pregiate, con pizzi e merletti, mentre il popolo aveva la possibilità di indossare solo camicie più semplici, con tessuti grezzi e non ricamati. Anche il colore solitamente indicava un certo ceto sociale: il bianco, per esempio, poteva essere indossato solo dai ricchi che, non lavorando, non necessitavano di costanti lavaggi.
Con la Rivoluzione Industriale, la camicia da uomo attira su di sé tutta l’attenzione: era il capo preferito dai magnati che la indossavano con colletti alti e stretti, soprattutto durante le cene eleganti.
Nel 1830 circa viene inventato il colletto rimovibile: una casalinga (genio!), stanca di lavare costantemente le camicie del marito, decide di tagliare un colletto e trova una modalità per attaccarlo successivamente alle altre camicie, per la serie: tutte vogliono l’uomo con la camicia, ma nessuna ha voglia di lavarla!
Nella metà del XIX secolo tutti i colletti e i polsini delle camicie da uomo diventano rimovibili e vendibili separatamente.
Con l’avvento della lavatrice nei primi del 1900 però, ecco che la camicia torna ad essere intera: polsini e colletto compresi. Quest’ultimi inoltre, subiscono una trasformazione: quelli a punta diventano predominanti rispetto a quelli arrotondati e vengono prediletti dagli uomini d’affari.
Negli anni ’20 la camicia button-down fa capolino nella clientela maschile, la quale, grazie ai due bottoni, fissava il colletto evitando che si arricciasse. In quest’epoca inoltre, diventa anche un tratto distintivo del partito politico di appartenenza: nera per i fascisti, marrone per i nazisti.
Negli anni ’50, è soprattutto la camicia da uomo a maniche corte a colpire la scena. Abbinata a una cravatta, diventa popolare soprattutto tra i professionisti della NASA, che lanciano una vera e propria moda tra gli impiegati di nuova generazione.
In questo periodo di libertà, tolleranza e benessere che si lascia alle spalle una guerra appena conclusa, nell’aria si respira un forte desiderio di autonomia e giovinezza grazie anche ai grandi divi del cinema americano che fanno sognare gli spettatori.
Ed è così che l’ideale di bellezza ed eleganza colpisce qualsiasi uomo. In “Intrigo Internazionale”, Cary Grant recita il ruolo inglese del gentlemen raffinato sia nei modi, che nell’abito. Suo elemento chiave: la camicia da uomo rigorosamente bianca.
In questo periodo la rivoluzione non tocca solo la lunghezza delle maniche ma anche i tessuti: ogni tessuto, conferisce un aspetto e una portabilità differenti. L’attenzione alla qualità sartoriale di questo capo è la caratteristica su cui la moda italiana di questo periodo punta per farsi conoscere anche oltreoceano. È proprio negli anni ’50 infatti, che nasce il concetto di “Made in Italy” come indicatore di pregio.
Ahhh gli anni ’60. Gli anni delle contestazioni civili, di Woodstock, di desiderio di novità. Anche nella moda. Ed è infatti in questa era, che questo capo di abbigliamento si trasforma totalmente diventando un mezzo per esprimere se stessi grazie alle fantasie floreali e optical come quelle che troviamo oggi nelle camicie di Laneus, e ai colori sgargianti come possiamo ben vedere in quelle firmate Bagutta. Il 1969 inoltre, è l’anno del movimento Skinheads, nato nei sobborghi della Gran Bretagna dove le camicie tartan la facevano da padrona. Questo tipo di camicie viene anche recuperato da i cosiddetti Hooligans, i tifosi da stadio. Oggi questo trend è stato ripreso dallo stile streetwear. Come si può vedere dalle ultime sfilate, questo modello appare soprattutto nelle proposte di camicie uomo di Balenciaga, come come in quelle di Palm Angels e Off-White.
Eccoci invece arrivare negli anni ’70, dove le fantasie cambiano totalmente: sulle camicie troviamo stavolta disegni molto piccoli, a contrasto, ispirati ai temi della natura o ai mestieri dell’uomo. Oggi, questo tipo di fantasia la ritroviamo nelle camicie di Kiton. In questo periodo trionfa anche nuovo tessuto: il denim. É in questi anni infatti, che la camicia in denim (come quelle di Dsquared2 disponibili attualmente) spopola, solitamente abbinata a pantaloni a zampa.
La camicia da uomo diventa poi, un pezzo iconico di alta moda grazie a Gianfranco Ferrè che la inserisce nel classico bianco nelle sfilate degli anni ’80. Nata durante gli anni’20 è in questo stesso periodo però, che la camicia hawaiana vede l’apice del suo successo. Indossata da Tom Selleck in Magnum P.I. è stata poi ripresa da tanti brand dell’alta moda e non solo, a partire dalle camicie di Valentino, ma ancora oggi è viva e vegeta nel guardaroba maschile anche in versione più street come accade ad esempio nelle proposte di camiceria di Vans.
Sono passati quasi trent’anni ma sembra ieri. Si stiamo parlando degli anni ’90. Soprattutto del periodo grunge, con il quale i giovani vogliono rompere ogni legame con il passato. La moda cambia (ma lo stile resta!): le camicie da uomo che dominano la scena sono le camicie a quadri di Woolrich, spesso legate in vita o indossate sopra a una t-shirt bianca (Kurt Cobain in primis). In quegli anni i film e le serie TV diventano i veri protagonisti e i loro personaggi sono icone di moda. Come non menzionare Dylan di Beverly Hills 90210 e le sue immancabili camicie a maniche corte, che ancora oggi ispira brand più contemporanei come MSGM o Will Smith ne “Will il principe di Bel Air” le cui camicie patchwork oggi rivivono sulle passerelle di JW Anderson.
Ma arriviamo a noi. Nel 2000, la moda diviene un potpourri di stili e tendenze: viene recuperato il vintage, come ad esempio gli anni ’70 che riprendono vita nelle camicie di Gucci, ma anche il boho, l’indie con la fantasia paisley delle camicie di Etro e infine il barocco tipico di Versace. Ma è nel XXI secolo che la camicia da uomo viene completamente sdoganata anche grazie ad una moda sempre più genderless. Ne troviamo infatti di tantissimi tipi: dalle versioni avant-garde come quelle di Comme des Garçons, animalier come le camicie di Saint Laurent, oversize come le proposte di GCDS. Il tutto passando per l’intramontabile camicia tartan di Burberry fino a quelle etniche come le camicie di Marcelo Burlon.
Attualmente un fenomeno ha preso fortemente piede: la logomania. Il logo di un brand è sempre stato qualcosa in grado di suscitare identificazione, di far sentire i millenials (i principali target della moda odierna) parte di una comunità, di un’elite esclusiva e cool. Pensavate che le camicie sarebbero state escluse da questo fenomeno? Certo che no! Tutti i maggiori brand si sono cimentati in questa nuovo trend e il risultato è sotto gli occhi di tutti: loghi a pioggia come sulle camicie di Dolce & Gabbana o di Valentino, che trovate tra le nostre proposte.
Tra i maggiori filati, sicuramente il cotone è il tessuto maggiormente utilizzato per le camicie. Troviamo poi il fil a fil, tessuto molto leggero, adattabile ad ogni stagione; la flanella, calda e morbida per l’inverno tanto usata, allora come oggi, nelle camicie di Woolrich, create dallo brand stesso, per proteggere i lavoratori della Pennsylvania; il lino, tessuto fresco, che protegge dal sole delle torride giornate estive; l’Oxford, che, con un intreccio tra fili bianchi e colorati, risulta morbido e molto resistente. La seta invece, costosa, leggera e pregiata, dona subito un aspetto elegante e raffinato esattamente come accade per il twill che possiede un riflesso cangiante, adatto per le camicie monocromatiche. Infine, non possiamo non menzionare il popeline, un cotone molto leggero, ma morbido e resistente allo stesso tempo che è fiore all’occhiello delle camicie di Prada, insieme a quelle prodotte con tessuto Re-nylon per il suo progetto di moda sostenibile.
Insomma, sotto questo punto di vista possiamo dire gli uomini contemporanei sono, per usare un eufemismo, alquanto viziati: miriadi di colletti, polsini e tagli; tante scelte di bottoni quanti sono i corpi luminosi nel cosmo; numerosi pesi di tessuto; ricami personalizzati, cuciture a contrasto o monogrammi... Un moderno emporio di camiceria da uomo è, per il dandy informato e non, un fulcro arcadico di abbondanza: un luogo dove "l'agonia della scelta" è uno sconcertante ossimoro!